Da Dublino al "Ring of Kerry".


Sull'isola di smeraldo alla ricerca dei folletti…
Ed infine ce l’ha fatta, ho ceduto al lamento insistente della mia fidanzata di allora nello spendere tempo e denaro (risorse inestimabili in tempo di vacanza) in un viaggio in Irlanda.
Ammetto la mia ignoranza, non conoscevo questa terra, quest’isola e come molto spesso accade, la sorpresa ha ingigantito il tesoro che ho scoperto.
E’ vero quando si parla dell’Irlanda come un’ isola di Smeraldo, il verde dei prati è veramente accecante soprattutto quando il sole improvviso buca le nuvole dopo un qualunque improvviso acquazzone estivo. Le gocce di pioggia piovute fanno splendere i colori intensi della natura proprio come in un sogno tanto che, spesso, bisogna ridurre gli occhi a piccole fessure per non staccare lo sguardo meravigliato di tanto spettacolo.
L’Irlanda si presenta soprattutto con dei panorami mozzafiato, andare a ricercare testimonianze della seppur millenaria storia di questi luoghi è veramente impresa difficile.
Ci sono, non che non ci siano; ma abbazie o, più spesso, mura diroccate di antichi luoghi di culto cristiani, cattedrali come siamo abituati ad intenderle, palazzi o castelli imponenti, è un itinerario difficile e, secondo me, senza gioie particolari da ripagare lo sforzo.
Intendiamoci, ho trovato castelli, abbazie o mura perimetrali di luoghi di culto, palazzi sontuosi, ma il tutto reso meraviglioso quasi esclusivamente dall’ambiente in cui erano immersi.
Paradossalmente ciò che mi ha più colpito dell’Irlanda delle testimonianze lasciate dall’uomo, sono i luoghi di culto dei morti. A partire dai famosi cimiteri Irlandesi, immensi spazi vedi ‘decorati’ con splendide ‘croci celtiche’ con simbologie derivanti da culti pagani (soprattutto sinuose spirali e complessi motivi ad intreccio) e resti di monasteri che spesso ospitavano tali cimiteri. Parte integrante di questi complessi monastici erano torri prive di accesso, vere proprie aree sicure per i monaci bersaglio di soventi incursioni da parte delle popolazioni barbariche che vivevano sia nell’isola che in Francia, Danimarca, Galles o Scozia.
Per tutto il resto che ho trovato in Irlanda devo ringraziare solo ed esclusivamente i venti, l’azione delle acque, del gelo e magari la tettonica delle placche; la Natura, insomma.
Inizio il mio personale periplo d’Irlanda dalla zona a sud della capitale Dublino. Proprio per tener fede alla prefazione mi lancio subito alla ricerca di opere costruite dall’uomo avventurandomi tra le montagne Wicklow, alla ricerca del monastero di Glendalough.
Le basse Wicklow mountain sono abbastanza aspre perché hanno poche vie di comunicazione. Sono particolarmente evocative visto che erano luogo di rifugio per i terroristi dell’IRA negli anni caldi della guerra contro l’Inghilterra. 

Queste colline sono un’ interminabile distesa di verde, tra la vegetazione di pini e altri sempreverdi ed i prati, anche la valle in cui sorge il monastero non è da meno; il ruscello che la attraversa, la natura che la circonda, amplificano lo scenario da fiaba. Il monastero in sé per sé si presenta con l’alta torre isolata dagli edifici principali, gli spazi recintati con muri a secco, le pietre scure dei piccoli oratori, tutto ciò rende l’insieme un fantastico scenario da cartolina. Questa favola è guastata solo dalle orde di turisti che affollano il  luogo data la vicinanza alla capitale (giusto un’ ora di strada). 
Partendo dal monastero ho seguito la rotta per Hollywood,  forse questo è l’originale ma molto meno famoso dell’omonimo californiano; inoltre, la strada per arrivare non è la famosa Route 66 ma la breve (15km) ed altrettanto spettacolare R756.
La piccola statale risale per due valli sovrapposte a formare due terrazze, poco più che un allargamento del ruscello, ma il semplice rumore dell’acqua, le poche macchine e il sibilo del vento in una giornata uggiosa erano perfettamente intonati tra di loro.

Percorro strade secondarie, visto che non ci sono autostrade, e raggiungo la zona di Cashel attraversando il paese di Killkennysolo per assaporare una birra che tante volte ho bevuto anche in Italia.





La rocca di Cashel è spettacolare per l’imponenza e la posizione sopra uno sperone di roccia. Parcheggiata la macchina, risalgo a piedi la strada che circonda i ruderi dell’antica abbazia senza staccare gli occhi dalle rovine.
Impressionante, incredibile. Ancora un artefatto di genti devote che innalzavano al nuovo dio cattedrali imponenti, ma con il tetto poco resistente. Probabilmente legno e paglia erano i principali materiali per le coperture di questi luoghi. Mentre le mura sono perfettamente conservate, non c’è più alcuna traccia delle coperture ben più deperibili dello scuro granito irlandese.



La rotta che ho preparato prosegue ancora verso sud-ovest per il primo vero e proprio incontro con i famosi folletti irlandesi. La meta è infatti ilcastello di Blarney poco fuori Cork; la leggenda narra che in cima alla torre del castello vi sia la ‘pietra dell’ eloquenza’, il folletto signore di queste terre donerebbe intelligenza a chi si avventura in cima alla torre e tocca con la fronte la famosa pietra. La pietra, però, si trova rasoterra ed obbliga tutti i turisti che giungono fin qui a mirabolanti contorsioni.
Il parco in cui è immerso il castello è rigoglioso, si alternano piante di ogni tipo e la vista dalla torre è eccezionale, questo è probabilmente il vero segreto dell’eloquenza di Blarney castle.







La prossima tappa con la civiltà è aKinsale, località di villeggiatura a sud di Cork dove una famiglia mi fa da anfitrione del posto. L’ospitalità è incredibile e la quantità di alcool ingurgitata sembra distruggere solo il mio stomaco, sembra annebbiare solo il mio cervello perché gli amici irlandesi non sembrano risentirne minimamente.

Qui a Kinsale c’è il primo contatto con i panorami incredibili che regala l’Irlanda, la baia è uno spettacolo della natura, solo minimamente intaccata dalle variopinte case che compongono il borgo storico del paese.




Il tragitto prosegue per il famoso Ring of Kerry, estesa penisola nell’estremo angolo a sud-ovest d’Irlanda, famosa per le scogliere che, come lunghe dita, si protendono fino al largo e che in lontananza danno vita a più di un’aspra isola.
Entro nel Ring of Kerry da Killarney, altro paesetto in puro stile irlandese con case variopinte, giardini curati e, finalmente, un sole che ferisce gli occhi.
Subito a sud di Killarney, all’ innalzarsi di scoscese e solide montagne (la vetta più alta  non raggiunge i 1.100 metri s.l.m.) c’è il Killarney National Park. Inutile dire degli scenari magnifici che si presentano con un rapido susseguirsi di fiumi e laghi. 
Risalendo la strada alla volta di Kenmare si raggiunge uno spiazzo con l’indicazione “Lady’s view”, ad indicare che la visuale da questo punto privilegiato smuove la sensibilità di chiunque fino ad innalzarla a quella di una signorina. Anche in Irlanda le signorine, magari se innamorate, hanno una sensibilità altissima.



Da Kenmare in poi, iniziano ad aprirsi sotto la sede stradale bellissime spiagge con numerosi bagnanti, ma l’acqua argentea e il panorama “montano” circostante fanno sembrare oltremodo ardito chiunque si avventura in acqua per un bagno.

Ad ogni curva che si srotola davanti alle ruote bisognerebbe fermarsi a contemplare lo scenario impareggiabile di cui l’Irlanda dispone. Baie, prati verdissimi che raggiungono l’acqua, rocce aguzze a frangere le onde ed un odore si acqua marina che non ricordo di aver mai sentito così intenso.








Proverbio irlandese:
Ci sono solo due cose di cui ti devi preoccupare:
o stai bene o stai male.
Se stai bene non ti devi preoccupare.
Ma se stai male,
ci sono solo due cose di cui ti devi preoccupare:
o guarisci o muori.
Se guarisci non ti devi preoccupare.
Ma se muori,
ci sono solo due cose di cui ti devi preoccupare:
o vai in paradiso o vai all'inferno.
Se vai in paradiso non ti devi preoccupare.
Ma se vai all'inferno,
ti ritrovi tanto preso a salutare gli amici
che non hai neanche il tempo di preoccuparti.
Non ti preoccupare.

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