venerdì 17 gennaio 2014

Il Connemara, la terra dei Druidi




Connemara
Ed ora, finalmente, il Connemara, la terra dei Druidi e dei riti ancestrali. La terra dei laghi dai quali prende forma la magia celtica.
Il Connemara è un susseguirsi di acqua, montagne spigolose e a punta, campi sterminati e giacimenti di torba. Un territorio frastagliato sia sulle coste che nell’entroterra. Un susseguirsi di piccole valli fluviali e il continuo specchiarsi di boschi nell’acqua scura degli specchi d’acqua.
Il Connemara è soprattutto il regno dell’acqua, del vento e del silenzio. Un regno magico, luogo d’origine naturale  di maghi e folletti, di fate e druidi.
Il regno dei laghi scuri di torba rispecchia alla perfezione le imperfezioni del cielo tingendosi di grigio, nero o facendosi bucare da squarci di luce che improvvisamente si aprono in questo bassissimo cielo irlandese.
La piccola regione del Connemara si estende dal confine tra la contea di Galway e la parte meridionale del Mayo, siamo in pieno Connaght irlandese. Questa è la regione centro-occidentale  delle quattro in cui è divisa l’Irlanda, tra Munster al sud, Leinster nella zona centro-orientale di Dublino, e Oister che comprende l’Irlanda del Nord.
In pochi chilometri quadrati c’è spazio per un parco nazionale, il Connemara National Park (non poteva essere altrimenti), una bellissima catena montuosa, quella dei “Twelve pins”, ossia dodici piccole ossute montagne che si affacciano su un' infinità di laghi e qualche piccolo paese caratteristico.
Il centro più grande è il paesetto di Clifden, famoso in Irlanda per due maestose cattedrali che si fronteggiano nel centro “storico” del paese. Di storico, però questo Connemara non offre altro che la natura, una maestosa Natura che domina ogni sguardo, che si perde nei pensieri e riempie il cervello di questo luogo incantato. E’ veramente difficile risalire in macchina e dover ripartire; ma anche il Connemara mi strappa la promessa di farmi tornare.
Proseguendo verso Nord si arriva nel punto di maggior interesse da parte della comunità cattolica irlandese, la montagna sacra dove San Patrizio (patrono d’Irlanda) si ritirò in meditazione.
La storia di San Patrizio inizia abbastanza tragicamente con la deportazione dalla natia Inghilterra da parte di pirati che rivendevano il bottino umano ai celti per farne degli schiavi. Il giovane visse diversi anni come schiavo ed infine riuscì a fuggire per tornare in patria. Il santo proveniva da una famiglia cattolica e lui stesso assunse l’incarico di tornare in Irlanda per iniziare la conversione delle tribù celtiche al cristianesimo.
La storia, oggi, rende evidente il suo successo nell’intento e la collina di Croagh Patrick è diventata il luogo di culto per antonomasia dei credenti cattolici.
Al di là della fede religiosa, il luogo conserva un fascino particolare, oltre la suggestione fideista, il luogo non lascia indifferenti neanche dall’impatto visivo di cui dispone.
Immagino la vista dal colle verso la baia, io non ho risalito il sentiero fino alla sommità, ma migliaia di fedeli lo fanno ogni 17 marzo in onore al santo; io mi sono limitato a contemplarlo dal basso e da diverse angolazioni, non tanto per la fede nel santo ma perché, probabilmente, la giornata limpida è stata di aiuto, ma Croagh Patrick costituiva un panorama, al solito, eccezionale.
Aggirare in macchina la baia lasciava il colle sacro sempre come punto di riferimento, come un' onda di roccia che si abbatte sul mare.

giovedì 19 dicembre 2013

Irlanda - Gitano Sedentario: Newgrange: da 5000 anni si ripete la magia del sol...

Irlanda - Gitano Sedentario: Newgrange: da 5000 anni si ripete la magia del sol...:  http://www.ireland.com/it-it "articolo tratto dal sito ireland.com" La sua illuminazione mozzafiato all'alba del s...

Newgrange: da 5000 anni si ripete la magia del sole.

"articolo tratto dal sito ireland.com"



La sua illuminazione mozzafiato all'alba del solstizio d'inverno rende Newgrange una tomba a corridoio di importanza mondiale. Ma sapevi che questa tipica meraviglia irlandese risale a 5.000 anni fa?
Esatto, 5.000 anni. Più antico di Stonehenge, ma anche della piramidi d'Egitto. E cinque millenni dopo non ha perso nulla del suo fascino.
Ma cominciamo dall'inizio: Il sito di Newgrange non può essere visitato direttamente. Se sei in auto, imposta il navigatore satellitare su Brú na Bóinne/Boyne Valley (Latitudine 53.694567, Longitudine 6.4463) invece che su Newgrange. Qui troverai un centro informazioni dove potrai acquistare i biglietti e procedere in navetta a un tour guidato. Se non disponi di un'auto non preoccuparti: è possibile organizzare tour di una giornata da Dublino.
L'arrivo all'iconica tomba è un momento che lascia come minimo a bocca aperta. In piedi al di fuori del tumulo di 80 metri, puntellato da pietre con incisioni a spirale e ricoperto da quarzite bianca del Wicklow, una guida rivela i miti e la storia di questo monumento. Newgrange potrebbe essere stata disegnata come tomba o come tempio, in realtà nessuno lo sa. La verità resterà per sempre avvolta nel mistero.

E luce sia...

Una volta definito il quadro per la visita, entrerai nella tomba a corridoio vera e propria, infilandoti tra monoliti con incisioni a spirale e graffiti che risalgono al 1800 (prima che Newgrange entrasse sotto la tutela dello Stato). Chinandoti sotto travi di legno, emergerai in una fredda camera a forma di croce, come un igloo di pietra sotto una collina.
In questo sacro luogo interno, pochi fortunati (scelti per estrazione tra migliaia di richiedenti ogni anno) si riuniscono per assistere all'annuale illuminazione al solstizio d'inverno. In questo momento, in cui l'ingegneria megalitica e la natura entrano fantasticamente in sintonia, è possibile osservare un raggio di luce di 19 metri lungo il corridoio che illumina la camera. Sono momenti da pelle d'oca, come minimo...
Se non sei tra i fortunati, non ti preoccupare. Tutti i visitatori possono assistere alla simulazione del solstizio con un raggio di luce arancione che mostra artificialmente l'effetto. È un piccolo e sorprendente assaggio: non stupisce che la leggenda narri che fu questo il luogo in cui venne concepito l'eroe mitologico Cú Chulainn.

Segreti sotterranei...

Newgrange non è naturalmente l'unica tomba a corridoio d'Irlanda. In realtà, non è l'unica tomba a corridoio di Brú na Bóinne. Insieme alle vicine Knowth e Dowth, Newgrange è stata dichiarata Sito Patrimonio dell'Umanità Unesco nel 1993. Non male per un luogo che in passato sembrava destinato a diventare una cava!
Non lontano, vicino a Oldcastle, nella contea di Meath, troverai un insieme meno noto di tombe a corridoio. Sparse attorno ad alcune colline a Loughcrew vedrai alcune sepolture risalenti al 3.200 a.C. circa. Essendo più oscure e difficili da raggiungere, l'effetto Indiana Jones è più intrigante.
Se hai la sensazione che qualcuno ti stia guardando, potresti avere ragione. A circa 60 km di distanza, in cima a Slieve Gullian, nella contea di Armagh, il corridoio di un'altra tomba punta direttamente a Loughcrew. I due tumuli di Slieve Gullian si trovano ai lati di un lago sulla vetta, e si dice che la tomba meridionale abbia un allineamento al solstizio d'inverno, al tramonto. Nelle giornate limpide, la vista arriva fino alla baia di Dublino.

mercoledì 18 dicembre 2013

Il mistero di Newgrange

Il mistero di Newgrange

Per la notte più lunga dell'anno Newgrange accoglie migliaia di turisti. Ed un misterioso raggio di luce che illumina la camera sepolcrale…

Il mistero di Newgrange - Per la notte più lunga dell'anno Newgrange accoglie migliaia di turisti. Ed un misterioso raggio di luce che illumina la camera sepolcrale…
La notte più lunga dell'anno, quella del solstizio d'inverno, può diventare davvero magica. Soprattutto se si trascorre in uno dei luoghi più misteriosi dell’Irlanda. Vicino Dublino, il sito di Newgrange apre le sue porte a voi per un’alba davvero speciale.

Parte del complesso preistorico di Brù na Bòinne, il maggiore sito megalitico d'Europa e patrimonio Unesco, Newgrange è uno dei circa trenta tumuli funerari che si trovano nell'area, eccezionali necropoli costruite cinquemila anni fa. Ed è l'area archeologica più famosa d'Irlanda. Gli archeologi classificano Newgrange come una tomba a corridoio, ma ormai è da considerarsi come un vero e proprio tempio antico. Un luogo astrologico, di profonda valenza spirituale, religiosa e cerimoniale, che copre una superficie di oltre un ettaro.

Newgrange è stato costruito oltre 5.000 anni fa (3.200 a.C. circa), il che lo rende più vecchio anche di Stonehenge in Inghilterra e della Grande Piramide di Giza in Egitto. Risale al Neolitico e nasce dall’idea di una comunità agricola che prosperò nelle ricche terre della Valle del Boyne. E’ parte di un complesso di monumenti costruito lungo un'ansa del fiume Boyne, conosciuti collettivamente come Brú na Bóinne. Gli altri due monumenti principali sono Knowth (il più grande) e Dowth, ma in tutta la regione ci sono ben 35 tumuli più piccoli.

Il sito, a ridosso di Natale, è protagonista di un fenomeno naturale la cui origine si perde davvero in tempi antichissimi. Dal 19 al 23 dicembre di ogni anno all'alba il fascio di luce del sole spunta dalla collina di fronte ed entra dentro la volta del sito, una tomba a corridoio, fino alla camera sepolcrale, per diciassette minuti esatti.

Newgrange è aperto tutto l'anno, previa prenotazione, ma in occasione del 'miracolo' della luce è talmente alta la richiesta di visite che l'accesso al sito è stato fortemente limitato e legato a una lotteria annuale. I posti disponibili sono 50, 10 per ogni giorno. Per quest'anno sono arrivate 31.531 richieste e già sono aperte le adesioni per il 2012. Per tentare la fortuna basta inviare una mail all'indirizzo brunaboinne@opw.ie con il proprio recapito telefonico e postale e i membri dello staff del Centro compileranno la richiesta al posto del mittente. L'estrazione avrà luogo il 28 settembre 2012.

giovedì 25 ottobre 2012

Irlanda, il tour...

Sull'isola di smeraldo alla ricerca dei folletti…
Ed infine ce l’ha fatta, ho ceduto al lamento insistente della mia fidanzata di allora nello spendere tempo e denaro (risorse inestimabili in tempo di vacanza) in un viaggio in Irlanda.
Ammetto la mia ignoranza, non conoscevo questa terra, quest’isola e come molto spesso accade, la sorpresa ha ingigantito il tesoro che ho scoperto.
E’ vero quando si parla dell’Irlanda come un’ isola di Smeraldo, il verde dei prati è veramente accecante soprattutto quando il sole improvviso buca le nuvole dopo un qualunque improvviso acquazzone estivo. Le gocce di pioggia piovute fanno splendere i colori intensi della natura proprio come in un sogno tanto che, spesso, bisogna ridurre gli occhi a piccole fessure per non staccare lo sguardo meravigliato di tanto spettacolo.
L’Irlanda si presenta soprattutto con dei panorami mozzafiato, andare a ricercare testimonianze della seppur millenaria storia di questi luoghi è veramente impresa difficile.
Ci sono, non che non ci siano; ma abbazie o, più spesso, mura diroccate di antichi luoghi di culto cristiani, cattedrali come siamo abituati ad intenderle, palazzi o castelli imponenti, è un itinerario difficile e, secondo me, senza gioie particolari da ripagare lo sforzo.
Intendiamoci, ho trovato castelli, abbazie o mura perimetrali di luoghi di culto, palazzi sontuosi, ma il tutto reso meraviglioso quasi esclusivamente dall’ambiente in cui erano immersi.
Paradossalmente ciò che mi ha più colpito dell’Irlanda delle testimonianze lasciate dall’uomo, sono i luoghi di culto dei morti. A partire dai famosi cimiteri Irlandesi, immensi spazi vedi ‘decorati’ con splendide ‘croci celtiche’ con simbologie derivanti da culti pagani (soprattutto sinuose spirali e complessi motivi ad intreccio) e resti di monasteri che spesso ospitavano tali cimiteri. Parte integrante di questi complessi monastici erano torri prive di accesso, vere proprie aree sicure per i monaci bersaglio di soventi incursioni da parte delle popolazioni barbariche che vivevano sia nell’isola che in Francia, Danimarca, Galles o Scozia.
Per tutto il resto che ho trovato in Irlanda devo ringraziare solo ed esclusivamente i venti, l’azione delle acque, del gelo e magari la tettonica delle placche; la Natura, insomma.
Inizio il mio personale periplo d’Irlanda dalla zona a sud della capitale Dublino. Proprio per tener fede alla prefazione mi lancio subito alla ricerca di opere costruite dall’uomo avventurandomi tra le montagne Wicklow, alla ricerca del monastero di Glendalough.
Le basse Wicklow mountain sono abbastanza aspre perché hanno poche vie di comunicazione. Sono particolarmente evocative visto che erano luogo di rifugio per i terroristi dell’IRA negli anni caldi della guerra contro l’Inghilterra. 

Queste colline sono un’ interminabile distesa di verde, tra la vegetazione di pini e altri sempreverdi ed i prati, anche la valle in cui sorge il monastero non è da meno; il ruscello che la attraversa, la natura che la circonda, amplificano lo scenario da fiaba. Il monastero in sé per sé si presenta con l’alta torre isolata dagli edifici principali, gli spazi recintati con muri a secco, le pietre scure dei piccoli oratori, tutto ciò rende l’insieme un fantastico scenario da cartolina. Questa favola è guastata solo dalle orde di turisti che affollano il  luogo data la vicinanza alla capitale (giusto un’ ora di strada). 
Partendo dal monastero ho seguito la rotta per Hollywood,  forse questo è l’originale ma molto meno famoso dell’omonimo californiano; inoltre, la strada per arrivare non è la famosa Route 66 ma la breve (15km) ed altrettanto spettacolare R756.
La piccola statale risale per due valli sovrapposte a formare due terrazze, poco più che un allargamento del ruscello, ma il semplice rumore dell’acqua, le poche macchine e il sibilo del vento in una giornata uggiosa erano perfettamente intonati tra di loro.

Percorro strade secondarie, visto che non ci sono autostrade, e raggiungo la zona di Cashel attraversando il paese di Killkennysolo per assaporare una birra che tante volte ho bevuto anche in Italia.





La rocca di Cashel è spettacolare per l’imponenza e la posizione sopra uno sperone di roccia. Parcheggiata la macchina, risalgo a piedi la strada che circonda i ruderi dell’antica abbazia senza staccare gli occhi dalle rovine.
Impressionante, incredibile. Ancora un artefatto di genti devote che innalzavano al nuovo dio cattedrali imponenti, ma con il tetto poco resistente. Probabilmente legno e paglia erano i principali materiali per le coperture di questi luoghi. Mentre le mura sono perfettamente conservate, non c’è più alcuna traccia delle coperture ben più deperibili dello scuro granito irlandese.



La rotta che ho preparato prosegue ancora verso sud-ovest per il primo vero e proprio incontro con i famosi folletti irlandesi. La meta è infatti ilcastello di Blarney poco fuori Cork; la leggenda narra che in cima alla torre del castello vi sia la ‘pietra dell’ eloquenza’, il folletto signore di queste terre donerebbe intelligenza a chi si avventura in cima alla torre e tocca con la fronte la famosa pietra. La pietra, però, si trova rasoterra ed obbliga tutti i turisti che giungono fin qui a mirabolanti contorsioni.
Il parco in cui è immerso il castello è rigoglioso, si alternano piante di ogni tipo e la vista dalla torre è eccezionale, questo è probabilmente il vero segreto dell’eloquenza di Blarney castle.







La prossima tappa con la civiltà è aKinsale, località di villeggiatura a sud di Cork dove una famiglia mi fa da anfitrione del posto. L’ospitalità è incredibile e la quantità di alcool ingurgitata sembra distruggere solo il mio stomaco, sembra annebbiare solo il mio cervello perché gli amici irlandesi non sembrano risentirne minimamente.

Qui a Kinsale c’è il primo contatto con i panorami incredibili che regala l’Irlanda, la baia è uno spettacolo della natura, solo minimamente intaccata dalle variopinte case che compongono il borgo storico del paese.




Il tragitto prosegue per il famoso Ring of Kerry, estesa penisola nell’estremo angolo a sud-ovest d’Irlanda, famosa per le scogliere che, come lunghe dita, si protendono fino al largo e che in lontananza danno vita a più di un’aspra isola.
Entro nel Ring of Kerry da Killarney, altro paesetto in puro stile irlandese con case variopinte, giardini curati e, finalmente, un sole che ferisce gli occhi.
Subito a sud di Killarney, all’ innalzarsi di scoscese e solide montagne (la vetta più alta  non raggiunge i 1.100 metri s.l.m.) c’è il Killarney National Park. Inutile dire degli scenari magnifici che si presentano con un rapido susseguirsi di fiumi e laghi. 
Risalendo la strada alla volta di Kenmare si raggiunge uno spiazzo con l’indicazione “Lady’s view”, ad indicare che la visuale da questo punto privilegiato smuove la sensibilità di chiunque fino ad innalzarla a quella di una signorina. Anche in Irlanda le signorine, magari se innamorate, hanno una sensibilità altissima.



Da Kenmare in poi, iniziano ad aprirsi sotto la sede stradale bellissime spiagge con numerosi bagnanti, ma l’acqua argentea e il panorama “montano” circostante fanno sembrare oltremodo ardito chiunque si avventura in acqua per un bagno.

Ad ogni curva che si srotola davanti alle ruote bisognerebbe fermarsi a contemplare lo scenario impareggiabile di cui l’Irlanda dispone. Baie, prati verdissimi che raggiungono l’acqua, rocce aguzze a frangere le onde ed un odore si acqua marina che non ricordo di aver mai sentito così intenso.







Dopo il Ring of Kerry mi avvio ad esplorare un'altra penisola, molto meno estesa ma che nulla ha da invidiare al Kerry (benché ne faccia parte). E’ la penisola che prende il nome da Dingle, uno dei paesini che la popolano.




La ricerca era finalizzata alla visita dell’“Oratorio di Gallarus", struttura a forma triangolaroide con muratura a secco. Probabilmente era una cappella celebrativa e la particolarità della costruzione era indicata nella spettacolare posizione vicino al mare. Niente di più vero.




Le baie sottostanti ed i colori particolarmente sgargianti di terra, mare e cielo ne fanno un luogo di pace e contemplazione. Non fosse per le centinaia di turisti che si spingono fin qui alla ricerca della medesima pace.
Il prossimo appuntamento è offerto dalle famosissime ‘Cliff’s of Moher’, spettacolari scogliere che da oltre 100 metri di quota cadono a picco nel mare.
Per raggiungere questa zona c’è da passare per Limerik, città industriale conosciuta per i cantieri navali e perché si trova sul delta del maggiore fiume irlandese, lo Shannon. Poco fuori Limerik, per curiosità, mi sono fermato ad Adare e al Bunratty castle.
Adare è un paese che conserva, come attrazione, i famosi cottage irlandesi, con tetto fatto da un possente spessore di piccole canne e colorazioni vivaci. In alcune di queste abitazioni è possibile entrare e osservare come la disposizione degli ambienti era ottimizzata paer non sprecare la minima stilla di calore nei lunghi inverni irlandesi. Ciò che mi ha colpito è il pungente odore di torba, combustibile fossile utilizzato in Irlanda al posto del rarissimo e prezioso legno. 
Il castello di Bunratty non si presenta come chissà che di bello, non è imponente benché la struttura sia molto massiccia, ciò che presenta di interessante, a mio parere, sono le rievocazioni che quotidianamente prendono vita tra le mura di questo castello. 
Figuranti con vestiti d’epoca inscenano spettacoli anche durante cene a tema, è possibile infatti prenotare pasti con pietanze consumate nel medioevo (frutto di studi su documenti d’epoca) e contemporaneamente assistere a spettacoli del genere. Purtroppo non ne ho approfittato ma la curiosità mi spinge a voler tornare per prendere parte ad una sontuosa ‘cena medioevale’.
Finalmente le scogliere, le Cliffs of Moher; questo luogo è famosissimo data la sua spettacolarità. Scogliere che cadono a picco nell'oceano da oltre cento metri di altezza. Un vento costante che in particolari condizioni può diventare pericoloso. Luci, colori e suoni che influiscono non poco a rendere questo luogo suggestivo.
In effetti merita tutta la fama che ha.
L’imponenza e la sontuosità di una “corona” sul trono d’Irlanda. Il mare, di lontano, fa arrivare l’eco delle onde fino quassù dove immancabili gocce di pioggia ed un cielo striato fanno filtrare un sole orizzontale a questa tarda ora del pomeriggio. Sembra il luogo adatto per la preparazione di pozioni magiche.




Poco a nord delle Cliff’s of Moher c’è un piccolo paese, Doolin. Qui le serate si animano con musica celtica e birra scura nei numerosi pub che spuntano ovunque. A canzoni come Dirty old townThe wild rover, partecipano ormai molti dei clienti con frasi e rime inventate su due piedi.
Fuori dal pub il panorama è silenzioso ma imponente; la bassa collina degradante regala la vista delle isole Aaran all’orizzonte, adagiate placidamente di fronte la costa. Tra qualche giorno vi approderò anch’io.

Prima di prendere il traghetto per le isole ho messo in programma la visita al Parco Nazionale del Burren, territorio di basse colline sassose di un colore grigio intervallate da prati di un verde acceso. L’habitat è stato preservato per le particolari specie di flora e fauna che abitano in questo parco, inoltre, dolmen e menhir sono frequentissimi in zona, anche di relativamente recenti (si vedono qua e là pile di sassi innalzate da turisti o da buontemponi in vena di scherzi).












Dal Burren mi dirigo verso l’entroterra alla ricerca di un cimitero “famoso” per la sua spettacolarità (se un cimitero si può definire in questi termini), si tratta diClonmacnoise.
Le due ore di strada sono ripagate da un paesaggio, per quanto pianeggiante, che colpisce. Innanzi tutto la quiete che regna, il lento scorrere dello Shannon, fuori dalle mura del cimitero, regola i cicli di vita e di morte più del sole.

La torre “cieca” tipica dell’Irlanda medievale, le cappelle in pietra e le decorate croci celtiche sono solo la cornice ad uno scenario completato da cielo grigio che si squarcia per improvvise pioggie di luce, il solito verde dei prati e la superficie argentata del fiume.



In serata il coloratissimo paese di Galwaysi presenta sotto una pioggia battente che durerà fino al giorno dopo, brevi tregue fanno uscire la gente dai ripari e riempie le strade di vita.
"Solite" case colorate, "soliti" pub, "solita" birra e il molo d’imbarco dei traghetti che fanno la spola quotidiana con le isole Aaran, baluardo della tradizione celtica e luogo d’origine dei famosi maglioni in lana bianca grezza, decorati e ruvidi che danno riparo dall’umidità che aleggia nell’aria per gran parte dell’anno.
Il turismo “pendolare” che arriva sulle isole, soprattutto ad Innishmore, l’isola maggiore delle Aaran e
principale approdo dalla terraferma, occupa l’isola per una giornata par poi far ritorno sulla terraferma con l’ultimo traghetto disponibile.
Le tratte Galway-Innishmore del mattino e la Innishmore-Galway della sera sono affollatissime e costringono a lunghe code per l’imbarco. Le tratte opposte sono vuote; per questa volta la fortuna mi ha assistito, ho scelto le tratte vuote ed ho dormito sull’isola assaporando il carattere della notte tranquilla delle isole. Il cielo finalmente sgombro saluta il giorno con un tramonto rosso e solitario. Solita birra e cena in un pub e a piedi fino al B&B nel buio dell’isola.
Gli onnipresenti muretti a secco delimitano l’orizzonte dello sguardo fin su al forte che faceva da sentinella dall’alto della scogliera ad ovest delle isole è un punto privilegiato di vedetta.
Le rocce frastagliate alla base delle mura di fortificazione erano state messe lì per rallentare l’avanzata degli invasori ed ora sembrano l’ostica corteccia di un riccio di terra.

Per il resto, come spesso accade, sono i dettagli che rimangono impressi. Un uomo appoggiato al suo cancello di casa, con il suo maglione bianco stile Aaran, il cappello da pescatore e la faccia scavata dal sole e dal sale del mare che guarda perso l’orizzonte. 
Una vacca pezzata, bianca e nera, nel piccolo giardino recintato di una casa che pascola placidamente.  La piccola barca a vela che scivola sulle acque tranquille alla luce rossa del sole. Bellissimo. Grandioso.





... e la musica celtica, tipica irlandese, che spunta ovunque.







Il ritorno sulla terraferma sembra la fine di un sogno, niente di più sbagliato! Il sogno, bellissimo, unico come l’Irlanda, è appena incominciato. Di fronte alla macchina si stende il Sontuoso Connemara, l’elegante Connemara, il magico Connemara, ritenuto, non a torto, la terra delle fate e dei folletti...

Proverbio irlandese:
Ci sono solo due cose di cui ti devi preoccupare:
o stai bene o stai male.
Se stai bene non ti devi preoccupare.
Ma se stai male,
ci sono solo due cose di cui ti devi preoccupare:
o guarisci o muori.
Se guarisci non ti devi preoccupare.
Ma se muori,
ci sono solo due cose di cui ti devi preoccupare:
o vai in paradiso o vai all'inferno.
Se vai in paradiso non ti devi preoccupare.
Ma se vai all'inferno,
ti ritrovi tanto preso a salutare gli amici
che non hai neanche il tempo di preoccuparti.
Non ti preoccupare.



Irlanda Parte 2/3 dal Connemara fino a Malin Head 


Il Connemara...






Prima di addentrarmi nel Connemara mi piacerebbe descrivere due "confini invisibili" di cui ho visto l'esistenza. "I confini invisibili" era una bellissima rubrica di un giornale che leggevo "da giovane", tracciava nelle cartine geografiche dei confini non marcati che riguardavano vari aspetti della vita di una popolazione. I confini invisibili che ho trovato in Irlanda sono:
1) Il primo è costituito da una linea retta che attraversa l’Irlanda da est ad ovest , quasi parallela all'Equatore e riguarda il turismo che si sposta sull'isola. Questa linea passa qualche chilometro a nord di Dublino e qualche chilometro a nord di Galway; a sud di questo pseudo-parallelo si muovono orde di turisti all'assalto del Kerry, delle isole Aaran, della Capitale ed i tanti paesi che per diversi aspetti si distinguono. 
A nord di questo limite i turisti non sembrano esistere, magari fatti scomparire da fate ed elfi, magari nascosti dietro ogni cespuglio per preservare l’intimità di una regione timida, ma esuberante per la violenza degli scenari che propone.



2) Un altro confine invisibile che ho individuato, questo molto più tangibile e molto più frivolo, è quello della distribuzione della birra nera sul territorio.
Questo prodotto che inorgoglisce l’Irlanda in tutto il mondo ha, in patria, un consumo febbrile, quasi che la pinta bevuta sia la penultima disponibile su tutta la terra e prima della sua fine l’oste ne prepara già un'altra piena.
Nei paesi anglosassoni (come in pochi altri) la birra è uno stile di vita, in nessun altro posto come in Irlanda e Gran Bretagna (compresi, cioè, Galles e Scozia oltre l’Inghilterra) la birra è consumata in quantità non proprie di una bevanda alcolica.
Tornando ai confini invisibili dicevo di quello tra birre scure, questo passa diversi chilometri più a sud del limite descritto per i turisti. Buoni tre quarti dell’isola sono di “proprietà” Guinness. E come potrebbe essere altrimenti? Esattamente la zona che va da Limerik fino a Kilkenny. La restante porzione di isola sotto questa linea immaginaria è territorio Murphy’s. Le due birre, ad un palato inesperto, possono sembrare uguali, almeno poco diverse.
Io, personalmente, preferisco la Guinness; più secca, più vicina al sapore della liquirizia. La Murphy’s, di suo, è più vellutata e di sapore simile a prugne-caffèlatte. Gusti personali.
Connemara
E’ verissimo il detto, a proposito della Guinness (visto che è esportata in tutto il mondo) che il sapore cambia già una volta attraversato il mare. Oltre il mare la Guinness non è più Guinness.  I Dublinesi prendono troppo alla lettera il detto e consumano Guinness non appena “sfornata” dallo stabilimento, che si trova nel centro della capitale (ne parlerò  in seguito). Sottigliezze da intenditori ed io, modestamente, non lo sono; questo mi permette di gustare Guinness sia di qua che di là dal mare.
Connemara













Ed ora, finalmente, il Connemara, la terra dei Druidi e dei riti ancestrali. La terra dei laghi dai quali prende forma la magia celtica.


Il Connemara è un susseguirsi di acqua, montagne spigolose e a punta, campi sterminati e giacimenti di torba. Un territorio frastagliato sia sulle coste che nell’entroterra. Un susseguirsi di piccole valli fluviali e il continuo specchiarsi di boschi nell’acqua scura degli specchi d’acqua.













Il Connemara è soprattutto il regno dell’acqua, del vento e del silenzio. Un regno magico, luogo d’origine naturale  di maghi e folletti, di fate e druidi.

Il regno dei laghi scuri di torba rispecchia alla perfezione le imperfezioni del cielo tingendosi di grigio, nero o facendosi bucare da squarci di luce che improvvisamente si aprono in questo bassissimo cielo irlandese.
La piccola regione del Connemara si estende dal confine tra la contea di Galway e la parte meridionale del Mayo, siamo in pieno Connaght irlandese. Questa è la regione centro-occidentale  delle quattro in cui è divisa l’Irlanda, tra Munster al sud, Leinster nella zona centro-orientale di Dublino, e Oister che comprende l’Irlanda del Nord.

In pochi chilometri quadrati c’è spazio per un parco nazionale, il Connemara National Park (non poteva essere altrimenti), una bellissima catena montuosa, quella dei “Twelve pins”, ossia dodici piccole ossute montagne che si affacciano su un' infinità di laghi e qualche piccolo paese caratteristico.













Il centro più grande è il paesetto di Clifden, famoso in Irlanda per due maestose cattedrali che si fronteggiano nel centro “storico” del paese. Di storico, però questo Connemara non offre altro che la natura, una maestosa Natura che domina ogni sguardo, che si perde nei pensieri e riempie il cervello di questo luogo incantato. E’ veramente difficile risalire in macchina e dover ripartire; ma anche il Connemara mi strappa la promessa di farmi tornare.






Proseguendo verso Nord si arriva nel punto di maggior interesse da parte della comunità cattolica irlandese, la montagna sacra dove San Patrizio (patrono d’Irlanda) si ritirò in meditazione.
La storia di San Patrizio inizia abbastanza tragicamente con la deportazione dalla natia Inghilterra da parte di pirati che rivendevano il bottino umano ai celti per farne degli schiavi. Il giovane visse diversi anni come schiavo ed infine riuscì a fuggire per tornare in patria. Il santo proveniva da una famiglia cattolica e lui stesso assunse l’incarico di tornare in Irlanda per iniziare la conversione delle tribù celtiche al cristianesimo.
La storia, oggi, rende evidente il suo successo nell’intento e la collina di Croagh Patrick è diventata il luogo di culto per antonomasia dei credenti cattolici.
Al di là della fede religiosa, il luogo conserva un fascino particolare, oltre la suggestione fideista, il luogo non lascia indifferenti neanche dall’impatto visivo di cui dispone.
Immagino la vista dal colle verso la baia, io non ho risalito il sentiero fino alla sommità, ma migliaia di fedeli lo fanno ogni 17 marzo in onore al santo; io mi sono limitato a contemplarlo dal basso e da diverse angolazioni, non tanto per la fede nel santo ma perché, probabilmente, la giornata limpida è stata di aiuto, ma Croagh Patrick costituiva un panorama, al solito, eccezionale.
Aggirare in macchina la baia lasciava il colle sacro sempre come punto di riferimento, come un' onda di roccia che si abbatte sul mare.

Proseguendo a nord si arriva ad Achill Island, il richiamo ad una canzone dei Led Zeppelin è immediato anche se non so se l’isola sia servita da ispirazione all’omonima canzone. Di fatto l’isola è diventata una penisola da quando un ponte ne consente l’accesso senza doversi imbarcare su un qualche traghetto.

L’isola è affollata di turisti irlandesi in cerca di spiagge balneabili, e qui ce ne sono; resta da capire se la temperatura dell’acqua consenta o meno di fare il bagno.
L’isola non è affatto affollata, ma la gente in giro è abbastanza per riempire le poche strutture che stanno sull’isola; un signore intraprendente si fa avanti proponendo l’affitto di una stanza in una casa privata, perché no?
Anche qui un ristorante/pub/sala da ballo propone serate movimentate ed i sedili imbottiti da saloon rendono l’atmosfera esotica per qualunque irlandese.
Di mio, già esotica lo sembrava prima di entrare. La Guinness che mi portano al tavolo porta “ricamato” sull’abbondante schiuma bianca un trifoglio, simbolo d’Irlanda. Il messaggio è proprio quello: <<Siamo in Irlanda>>.




Questa zona, come il ‘Rosses’ subito a nord, sono gli ultimi, o almeno, i pochi baluardi rimasti della lingua celtica. Questo idioma ormai in disuso, soppiantato dall’inglese, si sta estinguendo e in queste terre, le più lontane dagli invasori anglosassoni, si tramandano ancora lingua e tradizioni come tesori inestimabili che realmente sono.








Prima di arrivare a Sligo, patria del famoso poeta irlandese Yeats, c’è un sito celtico su cui porre lo sguardo. Questo paese, dall’alto di una scogliera a picco sull’oceano, è rimasto difeso dalle invasioni ed è arrivato ai giorni nostri. Si tratta di pochi muri di abitazioni che rendono l’idea del piccolo paese che costituivano. Al solito il panorama è mozzafiato tanto da credere che i resti siano di un paese di villeggiatura celtico, ammesso che i celti si potessero permettere delle vacanze.
Sligo è un piccolo paese che, come in tutta l’Irlanda, si presenta con casette colorate. L’intorno del paese è formato da boschi e laghi che rendono verosimile la grande ispirazione del poeta originario di qui.
Risalire ancora verso nord non fa che regalare panorami, scogliere appuntite e paesi caratteristici; non c’è niente di nuovo in questa parte d’Irlanda, mentre il paesaggio, seppur sempre sorprendente, è sempre diverso.

Bella la baia su cui si affaccia Tullaghan ma “niente” di più.













Donegal è interessante per il castello storico che sorge nel centro della città e per la piazzetta triangolare che costituisce il fulcro del paese. Ricordo bene questa piazza perché un negozio vendeva cappelli in lana bellissimi e relativamente a buon mercato, non ne ho approfittato.








Il castello non è maestoso, enorme, ma gli interni (spero originali) rendono l’idea di come fosse la vita “di corte”.





Fuori il paese di Donegal ci sono le scogliere più alte d’Irlanda, Slieve League; vi si arriva a piedi e la passeggiata è piacevolissima. Il solito trionfo di panorami, colori, acqua e vento. La scogliera cade repentinamente in mare e il sole che la illumina ne fa risaltare tutta l’imponenza.
Sulla strada per la punta più settentrionale d’Irlanda si attraversano paesi con i tipici cottage irlandesi, tra questi Ardara; difficile pensare che siano un' attrazione per i pochi turisti che arrivano fin qui, più bello pensare che qui la vita sia rimasta la stessa di inizio secolo.



Prima di riscendere verso Dublino, c’è un altro parco nazionale degno di nota, il Derryveagh National Park sotto la misteriosa cima di Errigal Mountain.

Dopo un acquazzone improvviso, la cima della montagna appare coperta da una cappa di nebbia, vi aderisce come un guanto e rende l’aspetto della scura montagna tetro e inquietante.
Il B&B al disotto è molto accogliente e l’assenza di altri ospiti mi permette, per una giornata, di diventare il padrone di casa, con tanto di chiavi.
Il parco è silenzioso ed il lago sotto l’alloggio dà un senso di quiete assoluta; né un rumore, né il vento se non uccelli e grilli turbano la quiete.

Il giorno dopo visitiamo il parco, molto bello  il castello che ne è il punto di partenza ed il fulcro. Immensi i giardini con una vegetazione rigogliosa in netto contrasto con le cime circostanti quasi spoglie.


E su, ancora verso nord, verso la punta estrema d’Irlanda, su verso Malin Head. La fine della terra la si può immaginare una zona burrascosa, la fine di tutto, ma così non è. Placide le acque sotto il cielo plumbeo e un cespuglio di margherite si accende improvvisamente ad un raggio di sole rasente la superficie del mare.
Malin Head, più che una fine, sembra solo un inizio, o, almeno, un altro posto dove poter ricominciare. Lontano da tutto, questo sì, ma senza il tempo che ticchetta dietro le spalle.
Alla base della penisola di Malin Head, nascosta in una baia, c’è Londonderry; il nome deriva dalla dominazione inglese, ma la città è conosciuta come Derry. Il confine tra Irlanda e Regno Unito è superato da una manciata di chilometri e la curiosità che ha portato qui la mia macchina è dovuta ai fatti di sangue di cui Derry è stata teatro.

Impertinenza fatale tanto che il tempo ha prontamente fatto sentire le sue ragioni. Milioni di gocce, milioni di lacrime versate per colpa del terrorismo, milioni di lacrime versate per l’oppressione e la repressione subite da un popolo ai danni di un tiranno. Dove stia il confine tra tirannia dei popoli o dei sovrani non sta a me dirlo.
Fatto sta che milioni di gocce di pioggia hanno annegato la mia sfacciataggine di volere entrare nella dolorosa storia recente di un popolo. Parcheggiata la macchina in un centro commerciale non sono riuscito a fare più di 30 metri poiché la strada era sbarrata da 40 centimetri di pioggia che allagava le strade. Acqua talmente furiosa che scendeva giù da una collina ed aveva trasformato un trafficato incrocio in un lago.
Non c’è stata soluzione che risalire in macchina ed andarmene, onorando la volontà di chi non ha voluto essere disturbato se non dalla pioggia, se non dall’acqua.


Proverbi irlandesi.
  • Ceileann searc ainimh 's locht.
L'amore è cieco.
  • Is maith í comhairle an droch-chomhairligh.
È buono il consiglio di un cattivo consigliere.
  • May you be in heaven half an hour before the devil knows you're dead.
Che tu possa arrivare in paradiso mezz'ora prima che il diavolo si accorga che sei morto.
  • Everyone is nice till the cow gets into the garden.
Tutto è piacevole finché la mucca non entra nel tuo giardino.
  • Diffidate di chi non ama i gatti.
  • La morte è per il povero il miglior medico.
  • Le due migliori cure che ci siano sono una bella risata e una lunga dormita.
  • L'alcol è la piaga della terra. Ti fa litigare con il tuo vicino. Ti fa sparare al tuo signore, ma senza colpirlo.



Irlanda Parte 3/3 dall' Ulster fino a Dublino 



 ...La discesa verso Dublino...


Il tempo uggioso ha coperto il cielo d’Irlanda per qualche giorno, impedendomi di vedere al sole il castello di Dunluce, fuori Portrush.
Il cielo nero e la pioggia battente hanno avvolto le rovine del castello in un' ovattata cornice sonora; il fruscio dell’acqua che cade sull’erba, il ticchettio della pioggia che cade sulle mura diroccate e sulle rocce su cui poggia il castello, il fragore delle onde che si scagliano con foga sulle scogliere sotto il castello.
Acqua, pioggia, mare, questo castello è il regno della pioggia e, ormai, di nient’altro.









La mattina dopo ancora pioggia battente e lo spettacolo delle Giant’s Causeway è solo un poco mitigato dall’assenza della giusta luce, dall’assenza del sole.


Anche questo luogo, data la sua particolarità, mi ricollegava ad un' adolescenza spesa ad ascoltare Led Zeppelin ed in particolare ad una copertina di un disco. Dei bambini che si arrampicano su degli scalini di forma esagonale; queste formazioni rocciose naturali non sono altro che la “Scalinata dei giganti” o Giant’s Causeway.
Geologicamente si tratta di una colata lavica raffreddata nel sottosuolo; i minerali che la compongono, prevalentemente di ferro, si sono solidificati molto lentamente e il magma ha potuto assumere le forme che il cristallo naturalmente avrebbe assunto.













Inizia da qui la discesa verso la capitale, sulla strada c’è Belfast e, sebbene non mi rimane molto tempo da dedicargli, mi limito a cercare i resti del “famoso” muro di separazione tra i quartieri cattolici e protestanti, zona di scontri sanguinosi tra le due fazioni e luogo reso ancor più tetro dalla coltre di nubi che da qualche giorno mi segue come un' ombra.



I murales disegnati su ciò che rimane di questa barriera sono magistralmente eseguiti e a colori molto vivaci.
Il significato di alcuni disegni è palese, per altri posso solamente intuirlo quando non mi è oscuro del tutto; questa è la loro storia e, non senza un brivido gelido lungo la schiena, proseguo per le mete successive che ho in programma.






Tra Belfast e la prossima zona interessante da vedere c’è il cimitero di Monasterboice, voglio confrontarlo con quello di Clonmacnoise e, diversamente da quello già visto, non è l’ambiente circostante che lo caratterizza.




Questo di Monasterboice è molto più "popolato", centinaia di croci celtiche si addensano in spazi limitati ed è proprio l’affollamento di bellissime sculture di pietra che ne caratterizza l’aspetto. La torre immancabile spicca su tutto e la vegetazione abbondante ne fa degna cornice.





Scendendo verso Dublino si attraversa la zona di Drogheda, i dintorni sono ricchi di ritrovamenti dell’età del ferro in piena civiltà celtica.






In questi paraggi sorgeva la “Hill of Tara”, ossia la collina, consacrata agli Dei della terra, in cui si riunivano i capi delle tribù più potenti che dominavano l’isola. Qui, con il favore degli Dei ingraziato da doni e riti ancestrali, venivano prese le decisioni più importanti della comunità celtica.










Sempre in questa zona, solo recentemente, sono state ritrovate numerose tombe a tumulo perfettamente conservate. Queste sorgono in prossimità del fiume Boyne, anche il fiume, quindi l’acqua, era una potente divinità pagana.
La particolarità di queste tombe è che si sono conservate perfettamente vista la solidità della costruzione, si tratta di vere e proprie colline “costruite” intorno ad una camera sepolcrale con un angusto ingresso che serviva da tumulo ai personaggi più potenti di una comunità.





Le tribù che hanno abitato successivamente queste zone, si sono stabilite sulla sommità di queste colline prediligendole come luoghi difendibili vista l’elevazione dal livello del suolo.
La più grande di queste tombe a tumulo risale al 5.000 a.C., ha un diametro di almeno quaranta metri e una pietra con articolate spirali ne decora l’ingresso.
La scoperta più sensazionale che hanno svelato gli studiosi è l’allineamento del cunicolo d’ingresso con il punto in cui sorge il sole il 23 dicembre, giorno del solstizio d’inverno.
E’ certo che l’allineamento precisissimo non sia casuale, ciò rivela una conoscenza dell’astronomia impressionante per civiltà appartenenti all’età della pietra.
Il centro studi Brü na Boyne permette di prenotare gratuitamente la visita all’alba del 23 dicembre per assistere al raggio di sole crescente che entra ella fessura dell’ingresso, percorre quasi venti metri di corridoio d’ingresso e si spegne nel giro di pochi minuti; ovviamente nubi permettendo.
Per ogni visita effettuata nel tumulo viene inscenato l’effetto del raggio di sole per mezzo di un tenue faro arancione che illumina lentamente tutta la camera e si spegne come a portar via le anime dei defunti.

Dublino...


La capitale d’Irlanda stona molto se affiancata all’Irlanda rurale che sembra occupare l’isola per intero. Dublino si presenta come città giovane e piena di vita e, storicamente, non sembra offrire più di tanto.












Piacevole il centro che si snoda tra Graffton Street e St. Stephen’s Green, efficiente la rete di trasporti, anche se non proprio economica ed estremamente vivibile la città.



Qui lo spirito spregiudicato della finanza irlandese ha lasciato il segno con una periferia in forte espansione e il sorriso tipico degli irlandesi sempre stampato in faccia.










Si può dividere la città in due parti principali, la cui linea di demarcazione è il fiume Liffey.

A nord del Liffey c’è la nuovissima O’Connell street ed i quartieri più moderni.


Nella parte superiore del canale c'è lo storico stadio del "Croke Park"; nello stadio vengono giocate rigorosamente partite di sport gaelico in seguito ad una rappresaglia dell'esercito inglese, il famoso "Bloody Sunday"
<<Il 21 novembre 1920, Croke Park fu teatro di un massacro: la polizia ausiliaria del Regno Unito entrò sul terreno sparando indiscriminatamente sulla folla ed uccidendo 13 persone durante la partita di calcio gaelico Dublino-Tipperary. I morti furono 12 spettatori ed un giocatoreMichael Hogan. Quest'ultimo, capitano del Tipperary, diede il nome alla tribuna Hogan costruita tre anni dopo, nel 1924. Questi spari, nel giorno che divenne famoso come Bloody Sunday (Domenica di sangue), furono una rappresaglia per l'omicidio di 12 o 13 ufficiali di polizia, conosciuti con il nome di Cairo Gang, avvenuto per mano della banda di Michael Collins il giorno prima.>>. fonte Wikipedia.

Tale eccezione, in vigore dai primi decenni del XX secolo, è stata infranta solo nel 2007 quando lo stadio dove venivano giocati incontri di rugby e calcio, il "Lansdowne road" ha subito una radicale ristrutturazione (tanto che anche il nome è stato cambiato).

A sud si trova la parte storica del centro con il Trinity College, Temple bar e le vie più eleganti.












La stessa Grafton street ed il centralissimo parco di St.Stephen's green.





Dublino, durante tutto l’anno, è sempre piena di studenti che raccoglie un po’ da tutta Europa e diventa il fulcro dello sport nazionale quando si svolgono le finali di Hurling. Da profano lo definirei una via di mezzo tra il baseball, il calcio e il rugby. Questo sport è il più diffuso in Irlanda ed è il vero orgoglio delle origini celtiche.

Il calcio ed il rugby seguono a ruota, ma non so bene in che ordine, certo è che i giovani, sin da piccoli, vengono allenati a tutti tre gli sport.
Sportivamente parlando, però, solo nel Rugby l’Irlanda trova unite con la stessa maglia le due eterne rivali, la Repubblica d’Irlanda e l’ Irlanda del Nord. Per l’occasione vengono cantati due inni nazionali, Ireland's Call e “Amhrán na bhFiann” (inno della repubblica Irlandese).




A nord di Dublino c’è la Mount Temple School, a Clontarf. Divenuta famosa perché da un annuncio di un giovane (Larry Mullen) in cerca di musicisti per formare un gruppo, nacquero gli U2.
Stranamente non ho tante cosa de dire sulla capitale irlandese, di certo tutte le volte che sono stato qui mi sono divertito ad andare per il centro, entrare nei negozi e sedermi in tutti i pub possibili; il Temple Bar, ma soprattutto O’Neill’s pub.
 Proprio in quest’ultimo ho mangiato diverse volte visto che proponeva piatti D.O.C. con la formula del self-service. Inoltre il bancone delle birre si presentava con almeno venti spinotti con birre anglosassoni ed internazionali.
Ad ovest del centro, nella parte sud del Liffey, c’è la zona industriale vicina al centro dove la fabbrica della Guinness propone la visita guidata dello stabilimento con una pinta di ottima birra compresa nel prezzo. Il bar si trova in cima ad una torre panoramica che si apre sulla città; qui il sapore della pinta di ‘inchiostro’ irlandese ha tutto un altro sapore (non solo per la vicinanza dello stabilimento).

Anche la narrativa moderna ha in Irlanda i suoi degni rappresentanti, primo su tutti, per me, è Roddy Doyle; con la sua “Trilogia di Barrytown” da uno spaccato divertente della specie umana irlandese. Nel terzo libro “The Commitments” il protagonista dice:<<Gli Irlandesi sono i negri d’Europa, I dublinesi sono i negri d’Irlanda e noi abitanti delle periferie siamo i negri di Dublino>>.
Con l’altra trilogia sulla vita di Henry Smart (‘Una stella di nome Henry’, ‘Una faccia già vista’ e ‘Una vita da eroe’) attraversa l’ultimo secolo della storia d’Irlanda attraverso gli occhi e le gesta di Henry, un ragazzo protagonista della guerra civile contro l’Inghilterra come membro attivo dell’Ira, profugo in America ed anziano eroe dei nuovi ribelli.



Ma anche Caterine Dunne, i cui romanzi parlano della società irlandese e dei grotteschi intrecci che la vita di ognuno compie.
William Trevor, attento scrittore della gente che abita i paese, che vive di poco e che ragiona semplicemente.
Ma anche Toibin, McCabe ecc…
Le ultime note di questo periplo irlandese le vorrei dedicare alla splendida popolazione, agli irlandesi.
La gente che abita quest’isola, oltre i peculiari caratteri morfologici come capelli rossi, lentiggini o qualunque altro vi possa venire in mente, sono un popolo allegro.
Allegro? Si, probabilmente si; lo spettro della recessione non so quanto possa intaccare lo spirito di questo popolo cordiale.
Un aneddoto sopra tutti che mi piace sempre ricordare sugli irlandesi: ero alla ricerca di un posto dove mangiare sebbene non fosse ancora ora di cena, entro in un pub dove, vista l’ora, c’erano solo due giovani (probabilmente i proprietari) indaffarati a sistemare prima dell’apertura.
<<Si può mangiare?>> i due mi guardano, un attimo di silenzio, uno due mi fa: << No, non qui. Venga con me…>> Mi accompagna fuori, mi spiega la strada per il primo locale che potesse sfamarmi e si sincera del fatto che io abbia capito. Ai miei ringraziamenti per la cordialità dimostrata mi risponde. <<You’re welcome, we’re Irish>> e con un sorriso ci siamo salutati.
Lo spirito gioviale degli irlandesi è nascosto, neanche troppo attentamente, nei pub che fanno musica dal vivo. Non è raro che qualcuno del pubblico si unisca con rime appena inventate, a qualche brano ormai entrato nella tradizione: The Wild Rover, …
Divertentissimi sono i proverbi irlandesi come:

Proverbio irlandese:
Ci sono solo due cose di cui ti devi preoccupare: o stai bene o stai male.
Se stai bene non ti devi preoccupare. 

Ma se stai male, ci sono solo due cose di cui ti devi preoccupare: o guarisci o muori.
Se guarisci non ti devi preoccupare. 

Ma se muori, ci sono solo due cose di cui ti devi preoccupare: o vai in paradiso o vai all'inferno.
Se vai in paradiso non ti devi preoccupare. 

Ma se vai all'inferno, ti ritrovi tanto preso a salutare gli amici che non hai neanche il tempo di preoccuparti.
Non ti preoccupare.

Trovato in rete.
Bello anche l’aneddoto sui problemi della vita, non ss' se sia irlandese ma incarna lo stile di vita proprio degli irlandesi:
Un professore di filosofia, in piedi davanti alla sua classe, prese un grosso vaso di marmellata vuoto e cominciò a riempirlo con dei sassi, di circa 3 cm. di diametro.
Una volta fatto, chiese agli studenti se il contenitore fosse pieno ed essi risposero di sì.
Allora il professore tirò fuori una scatola piena di piselli, li versò dentro il vaso e lo scosse delicatamente. Ovviamente i piselli si infilarono nei vuoti lasciati tra i vari sassi.
Ancora una volta il professore chiese agli studenti se il vaso fosse pieno ed essi, ancora una volta, dissero di sì.
Allora il professore tirò fuori una scatola piena di sabbia e la versò dentro il vaso. Ovviamente la sabbia riempì ogni altro spazio vuoto lasciato e coprì tutto.
Ancora una volta il Professore chiese agli studenti se il vaso fosse pieno e questa volta essi risposero di sì, senza dubbio alcuno.
Allora il professore tirò fuori, da sotto la scrivania, 2 lattine di birra e le versò completamente dentro il vasetto, inzuppando la sabbia.
Gli studenti risero.
“Ora,” disse il professore non appena svanirono le risate, ” pensate che questo vaso rappresenti la vostra vita.
I sassi sono le cose importanti – la vostra famiglia, i vostri amici, la vostra salute, le cose per le quali se tutto il resto fosse perso, la vostra vita sarebbe ancora piena. I piselli sono le altre cose per voi importanti: come la vostra scuola o il vostro lavoro, la vostra casa, la vostra auto.
La sabbia è tutto il resto……le piccole cose”.
“Se mettete dentro il vasetto per prima la sabbia”, continuò il professore, “non ci sarebbe spazio per i piselli e per i sassi. Lo stesso vale per la
vostra vita: se dedicate tutto il vostro tempo e le vostre energie alle piccole cose, non avrete spazio per le cose che per voi sono importanti.
Dedicatevi alle cose che vi rendono felici: giocate con i vostri figli, portate il vostro partner al cinema, uscite con gli amici. Ci sarà sempre tempo per lavorare, pulire la casa, lavare l’auto.
Prendetevi cura prima di tutto dei sassi, le cose che veramente contano.
Fissate le vostre priorità…il resto è solo sabbia.”
Una studentessa allora alzò la mano e chiese al professore cosa rappresentasse la birra.
Il professore sorrise: “Sono contento che tu me lo abbia chiesto.
Era solo per dimostrarvi che per quanto piena possa essere la vostra vita, c’è sempre spazio per un paio di birre.