Non c’è stata soluzione che risalire in macchina ed andarmene, onorando la volontà di chi non ha voluto essere disturbato se non dalla pioggia, se non dall’acqua.
Irlanda Parte 3/3 dall' Ulster fino a Dublino
...La discesa verso Dublino...
Il tempo uggioso ha coperto il cielo d’Irlanda per qualche giorno, impedendomi di vedere al sole il castello di Dunluce, fuori Portrush.
Il cielo nero e la pioggia battente hanno avvolto le rovine del castello in un' ovattata cornice sonora; il fruscio dell’acqua che cade sull’erba, il ticchettio della pioggia che cade sulle mura diroccate e sulle rocce su cui poggia il castello, il fragore delle onde che si scagliano con foga sulle scogliere sotto il castello.
Acqua, pioggia, mare, questo castello è il regno della pioggia e, ormai, di nient’altro.
La mattina dopo ancora pioggia battente e lo spettacolo delle Giant’s Causeway è solo un poco mitigato dall’assenza della giusta luce, dall’assenza del sole.
Anche questo luogo, data la sua particolarità, mi ricollegava ad un' adolescenza spesa ad ascoltare Led Zeppelin ed in particolare ad una copertina di un disco. Dei bambini che si arrampicano su degli scalini di forma esagonale; queste formazioni rocciose naturali non sono altro che la “Scalinata dei giganti” o Giant’s Causeway.
Geologicamente si tratta di una colata lavica raffreddata nel sottosuolo; i minerali che la compongono, prevalentemente di ferro, si sono solidificati molto lentamente e il magma ha potuto assumere le forme che il cristallo naturalmente avrebbe assunto.
Inizia da qui la discesa verso la capitale, sulla strada c’è Belfast e, sebbene non mi rimane molto tempo da dedicargli, mi limito a cercare i resti del “famoso” muro di separazione tra i quartieri cattolici e protestanti, zona di scontri sanguinosi tra le due fazioni e luogo reso ancor più tetro dalla coltre di nubi che da qualche giorno mi segue come un' ombra.
I murales disegnati su ciò che rimane di questa barriera sono magistralmente eseguiti e a colori molto vivaci.
Il significato di alcuni disegni è palese, per altri posso solamente intuirlo quando non mi è oscuro del tutto; questa è la loro storia e, non senza un brivido gelido lungo la schiena, proseguo per le mete successive che ho in programma.
Tra Belfast e la prossima zona interessante da vedere c’è il cimitero di Monasterboice, voglio confrontarlo con quello di Clonmacnoise e, diversamente da quello già visto, non è l’ambiente circostante che lo caratterizza.
Questo di Monasterboice è molto più "popolato", centinaia di croci celtiche si addensano in spazi limitati ed è proprio l’affollamento di bellissime sculture di pietra che ne caratterizza l’aspetto. La torre immancabile spicca su tutto e la vegetazione abbondante ne fa degna cornice.
Scendendo verso Dublino si attraversa la zona di Drogheda, i dintorni sono ricchi di ritrovamenti dell’età del ferro in piena civiltà celtica.
In questi paraggi sorgeva la “Hill of Tara”, ossia la collina, consacrata agli Dei della terra, in cui si riunivano i capi delle tribù più potenti che dominavano l’isola. Qui, con il favore degli Dei ingraziato da doni e riti ancestrali, venivano prese le decisioni più importanti della comunità celtica.
Sempre in questa zona, solo recentemente, sono state ritrovate numerose tombe a tumulo perfettamente conservate. Queste sorgono in prossimità del fiume Boyne, anche il fiume, quindi l’acqua, era una potente divinità pagana.
La particolarità di queste tombe è che si sono conservate perfettamente vista la solidità della costruzione, si tratta di vere e proprie colline “costruite” intorno ad una camera sepolcrale con un angusto ingresso che serviva da tumulo ai personaggi più potenti di una comunità.
Le tribù che hanno abitato successivamente queste zone, si sono stabilite sulla sommità di queste colline prediligendole come luoghi difendibili vista l’elevazione dal livello del suolo.
La più grande di queste tombe a tumulo risale al
5.000 a.C., ha un diametro di almeno quaranta metri e una pietra con articolate spirali ne decora l’ingresso.
La scoperta più sensazionale che hanno svelato gli studiosi è l’allineamento del cunicolo d’ingresso con il punto in cui sorge il sole il 23 dicembre, giorno del solstizio d’inverno.
E’ certo che l’allineamento precisissimo non sia casuale, ciò rivela una conoscenza dell’astronomia impressionante per civiltà appartenenti all’età della pietra.
Il centro studi Brü na Boyne permette di prenotare gratuitamente la visita all’alba del 23 dicembre per assistere al raggio di sole crescente che entra ella fessura dell’ingresso, percorre quasi venti metri di corridoio d’ingresso e si spegne nel giro di pochi minuti; ovviamente nubi permettendo.
Per ogni visita effettuata nel tumulo viene inscenato l’effetto del raggio di sole per mezzo di un tenue faro arancione che illumina lentamente tutta la camera e si spegne come a portar via le anime dei defunti.
La capitale d’Irlanda stona molto se affiancata all’Irlanda rurale che sembra occupare l’isola per intero. Dublino si presenta come città giovane e piena di vita e, storicamente, non sembra offrire più di tanto.
Piacevole il centro che si snoda tra Graffton Street e St. Stephen’s Green, efficiente la rete di trasporti, anche se non proprio economica ed estremamente vivibile la città.
Qui lo spirito spregiudicato della finanza irlandese ha lasciato il segno con una periferia in forte espansione e il sorriso tipico degli irlandesi sempre stampato in faccia.
Si può dividere la città in due parti principali, la cui linea di demarcazione è il fiume Liffey.
A nord del Liffey c’è la nuovissima O’Connell street ed i quartieri più moderni.
Nella parte superiore del canale c'è lo storico stadio del "Croke Park"; nello stadio vengono giocate rigorosamente partite di sport gaelico in seguito ad una rappresaglia dell'esercito inglese, il famoso "Bloody Sunday"
<<
Il 21 novembre 1920, Croke Park fu teatro di un massacro: la polizia ausiliaria del Regno Unito entrò sul terreno sparando indiscriminatamente sulla folla ed uccidendo 13 persone durante la partita di calcio gaelico Dublino-Tipperary. I morti furono 12 spettatori ed un giocatore, Michael Hogan. Quest'ultimo, capitano del Tipperary, diede il nome alla tribuna Hogan costruita tre anni dopo, nel 1924. Questi spari, nel giorno che divenne famoso come Bloody Sunday (Domenica di sangue), furono una rappresaglia per l'omicidio di 12 o 13 ufficiali di polizia, conosciuti con il nome di Cairo Gang, avvenuto per mano della banda di Michael Collins il giorno prima.>>. fonte Wikipedia.
Tale eccezione, in vigore dai primi decenni del XX secolo, è stata infranta solo nel 2007 quando lo stadio dove venivano giocati incontri di rugby e calcio, il "Lansdowne road" ha subito una radicale ristrutturazione (tanto che anche il nome è stato cambiato).
A sud si trova la parte storica del centro con il Trinity College, Temple bar e le vie più eleganti.
La stessa Grafton street ed il centralissimo parco di St.Stephen's green.
Dublino, durante tutto l’anno, è sempre piena di studenti che raccoglie un po’ da tutta Europa e diventa il fulcro dello sport nazionale quando si svolgono le finali di Hurling. Da profano lo definirei una via di mezzo tra il baseball, il calcio e il rugby. Questo sport è il più diffuso in Irlanda ed è il vero orgoglio delle origini celtiche.
Il calcio ed il rugby seguono a ruota, ma non so bene in che ordine, certo è che i giovani, sin da piccoli, vengono allenati a tutti tre gli sport.
Sportivamente parlando, però, solo nel Rugby l’Irlanda trova unite con la stessa maglia le due eterne rivali, la Repubblica d’Irlanda e l’ Irlanda del Nord. Per l’occasione vengono cantati due inni nazionali, Ireland's Call e “Amhrán na bhFiann” (inno della repubblica Irlandese).
A nord di Dublino c’è la Mount Temple School, a Clontarf. Divenuta famosa perché da un annuncio di un giovane (Larry Mullen) in cerca di musicisti per formare un gruppo, nacquero gli U2.
Stranamente non ho tante cosa de dire sulla capitale irlandese, di certo tutte le volte che sono stato qui mi sono divertito ad andare per il centro, entrare nei negozi e sedermi in tutti i pub possibili; il Temple Bar, ma soprattutto O’Neill’s pub.
Proprio in quest’ultimo ho mangiato diverse volte visto che proponeva piatti D.O.C. con la formula del self-service. Inoltre il bancone delle birre si presentava con almeno venti spinotti con birre anglosassoni ed internazionali.
Ad ovest del centro, nella parte sud del Liffey, c’è la zona industriale vicina al centro dove la fabbrica della Guinness propone la visita guidata dello stabilimento con una pinta di ottima birra compresa nel prezzo. Il bar si trova in cima ad una torre panoramica che si apre sulla città; qui il sapore della pinta di ‘inchiostro’ irlandese ha tutto un altro sapore (non solo per la vicinanza dello stabilimento).
Anche la narrativa moderna ha in Irlanda i suoi degni rappresentanti, primo su tutti, per me, è Roddy Doyle; con la sua “Trilogia di Barrytown” da uno spaccato divertente della specie umana irlandese. Nel terzo libro “The Commitments” il protagonista dice:<<Gli Irlandesi sono i negri d’Europa, I dublinesi sono i negri d’Irlanda e noi abitanti delle periferie siamo i negri di Dublino>>.
Con l’altra trilogia sulla vita di Henry Smart (‘Una stella di nome Henry’, ‘Una faccia già vista’ e ‘Una vita da eroe’) attraversa l’ultimo secolo della storia d’Irlanda attraverso gli occhi e le gesta di Henry, un ragazzo protagonista della guerra civile contro l’Inghilterra come membro attivo dell’Ira, profugo in America ed anziano eroe dei nuovi ribelli.
Ma anche Caterine Dunne, i cui romanzi parlano della società irlandese e dei grotteschi intrecci che la vita di ognuno compie.
William Trevor, attento scrittore della gente che abita i paese, che vive di poco e che ragiona semplicemente.
Ma anche Toibin, McCabe ecc…
Le ultime note di questo periplo irlandese le vorrei dedicare alla splendida popolazione, agli irlandesi.
La gente che abita quest’isola, oltre i peculiari caratteri morfologici come capelli rossi, lentiggini o qualunque altro vi possa venire in mente, sono un popolo allegro.
Allegro? Si, probabilmente si; lo spettro della recessione non so quanto possa intaccare lo spirito di questo popolo cordiale.
Un aneddoto sopra tutti che mi piace sempre ricordare sugli irlandesi: ero alla ricerca di un posto dove mangiare sebbene non fosse ancora ora di cena, entro in un pub dove, vista l’ora, c’erano solo due giovani (probabilmente i proprietari) indaffarati a sistemare prima dell’apertura.
<<Si può mangiare?>> i due mi guardano, un attimo di silenzio, uno due mi fa: << No, non qui. Venga con me…>> Mi accompagna fuori, mi spiega la strada per il primo locale che potesse sfamarmi e si sincera del fatto che io abbia capito. Ai miei ringraziamenti per la cordialità dimostrata mi risponde. <<You’re welcome, we’re Irish>> e con un sorriso ci siamo salutati.
Lo spirito gioviale degli irlandesi è nascosto, neanche troppo attentamente, nei pub che fanno musica dal vivo. Non è raro che qualcuno del pubblico si unisca con rime appena inventate, a qualche brano ormai entrato nella tradizione: The Wild Rover, …
Divertentissimi sono i proverbi irlandesi come:
Proverbio irlandese:
Ci sono solo due cose di cui ti devi preoccupare: o stai bene o stai male.
Se stai bene non ti devi preoccupare.
Ma se stai male, ci sono solo due cose di cui ti devi preoccupare: o guarisci o muori.
Se guarisci non ti devi preoccupare.
Ma se muori, ci sono solo due cose di cui ti devi preoccupare: o vai in paradiso o vai all'inferno.
Se vai in paradiso non ti devi preoccupare.
Ma se vai all'inferno, ti ritrovi tanto preso a salutare gli amici che non hai neanche il tempo di preoccuparti.
Non ti preoccupare.
Trovato in rete.
Bello anche l’aneddoto sui problemi della vita, non ss' se sia irlandese ma incarna lo stile di vita proprio degli irlandesi:
Un professore di filosofia, in piedi davanti alla sua classe, prese un grosso vaso di marmellata vuoto e cominciò a riempirlo con dei sassi, di circa 3 cm. di diametro.
Una volta fatto, chiese agli studenti se il contenitore fosse pieno ed essi risposero di sì.
Allora il professore tirò fuori una scatola piena di piselli, li versò dentro il vaso e lo scosse delicatamente. Ovviamente i piselli si infilarono nei vuoti lasciati tra i vari sassi.
Ancora una volta il professore chiese agli studenti se il vaso fosse pieno ed essi, ancora una volta, dissero di sì.
Allora il professore tirò fuori una scatola piena di sabbia e la versò dentro il vaso. Ovviamente la sabbia riempì ogni altro spazio vuoto lasciato e coprì tutto.
Ancora una volta il Professore chiese agli studenti se il vaso fosse pieno e questa volta essi risposero di sì, senza dubbio alcuno.
Allora il professore tirò fuori, da sotto la scrivania, 2 lattine di birra e le versò completamente dentro il vasetto, inzuppando la sabbia.
Gli studenti risero.
“Ora,” disse il professore non appena svanirono le risate, ” pensate che questo vaso rappresenti la vostra vita.
I sassi sono le cose importanti – la vostra famiglia, i vostri amici, la vostra salute, le cose per le quali se tutto il resto fosse perso, la vostra vita sarebbe ancora piena. I piselli sono le altre cose per voi importanti: come la vostra scuola o il vostro lavoro, la vostra casa, la vostra auto.
La sabbia è tutto il resto……le piccole cose”.
“Se mettete dentro il vasetto per prima la sabbia”, continuò il professore, “non ci sarebbe spazio per i piselli e per i sassi. Lo stesso vale per la
vostra vita: se dedicate tutto il vostro tempo e le vostre energie alle piccole cose, non avrete spazio per le cose che per voi sono importanti.
Dedicatevi alle cose che vi rendono felici: giocate con i vostri figli, portate il vostro partner al cinema, uscite con gli amici. Ci sarà sempre tempo per lavorare, pulire la casa, lavare l’auto.
Prendetevi cura prima di tutto dei sassi, le cose che veramente contano.
Fissate le vostre priorità…il resto è solo sabbia.”
Una studentessa allora alzò la mano e chiese al professore cosa rappresentasse la birra.
Il professore sorrise: “Sono contento che tu me lo abbia chiesto.
Era solo per dimostrarvi che per quanto piena possa essere la vostra vita, c’è sempre spazio per un paio di birre.